La revisione della spesa tra rischi e opportunità

Questa mattina, venendo a prendere il treno per Roma, ho sentito l’intervista in diretta del ministro Balduzzi e ho fatto alcune riflessioni. La revisione della spesa (sono d’accordo con Beppe Severgnini, chiamamo le cose con il loro nome) pone delle opportunità di ottimizzazione delle risorse ma anche grossi rischi. L’opportunità é relativa alla necessità di razionalizzare il sistema sanitario andando ad agire sulla razionalizzazione del sistema, in particolare della rete ospedaliera. Questa necessità é posta dal cambiamento epidemiologico delle patologie della società moderna, un progressivo spostamento dalle malattie acute curabili a malattie croniche con disabilità esitale. Questo panorama non può che spostare le risorse dalla gestione della malattia acuta alla gestione delle conseguenze della malattie. In quel futuro che é già oggi avremo bisogno di ospedali per acuti molto efficienti nella diagnosi e nella terapia per acuto, dotati delle più avanzate potenzialità tecnologiche, con un ricoveri brevi ed efficienti. Quello che accade oggi é la disponibilità di posti per acuti su una rete ospedaliera diffusa, spesso con pochi strumenti disponibili, specie nei piccoli ospedali, ricoveri lunghi per l’indisponibilità di posti letto post-acuti come residenze sanitarie assistenziali (RSA) e riabilitazione. Il risultato attuale é la mancanza di disponibilità di posti letto per acuti, per il protrarsi di ricoveri inappropriato in attesa di «sistemazione».

La soluzione diventa ovvia secondo una conseguenza logica:

riduzione degli ospedali di emergenza-urgenza, concentrazione delle risorse con aumento della qualità dell’intervento;

aumento delle strutture assistenziali (RSA) e dei posti letto di riabilitazione;

Miglioramento dell’attività territoriale relativa alla medicina di base e ai servizi di supporto ambulatoriale e domiciliare.

A fronte di queste opportunità i rischi sono piuttosto rilevanti specialmente il rischio di svendere la sanità pubblica peggiorando la qualità di intervento e diminuendo il diritto e l’equità delle cure. Questo rischio mi é apparso ancora più evidente questa mattina quando il ministro ha detto che il problema é tagliare i posti letto pubblici. Questa frase, quasi ovvia, diventa rischiosa perchè induce a pensare che il problema della sanità sia solo nel pubblico. É sicuramente vero, come abbiamo detto, che nel pubblico qualcosa da ottimizzare c’é, ma questo non significa che sostituendo direttamente il pubblico con il privato trasformiamo l’inefficienza in efficienza, lo spreco in risparmio. Il privato è senz’altro una risorsa ma anche a questo livello si possono instaurare comportamenti di spreco relativi all’inappropriatezza delle prestazioni. Semplificando, paghiamo al privato una cifra simile a quella che spendiamo nel pubblico ma compensiamo prestazioni che sono inutili. Il privato può tendere a ricoverare casi meno gravi risparmiando in risorse di personale e quindi aumentando il guadagno. Se non si tiene conto di questo il rischio immediato é quello di chiudere il pubblico, aumentare i posti letto privati senza migliorare la salute delle persone e rischiando di non risparmiare. Lo scenario potrebbe diventare quello di un pubblico che ricovera i casi più gravi con aggravio di costi e un privato che ricovera pazienti poco gravi con necessità di minori risorse o addirittura pazienti che potrebbero essere trattati in regime ambulatoriale.

Appare quindi chiaro che per mantenere una sanità efficace ed efficiente occorre mantenere un sistema pubblico di qualità, con un sistema privato inserito nella rete con criteri di distribuzione dei casi paritario e un governo dell’appropriatezza dell’intervento molto efficiente per non disperdere inutilmente risorse.

La frase del ministro sarebbe stata più corretta se fosse stata: occorre tagliare i costi dei posti letto in generale governandone l’appropriatezza dell’utilizzo.

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