In memoria di Steve Jobs

Il mio rapporto con la Apple è stato strano fin dall’inizio, da quando nel gennaio 1983, avevo finito gli esami del 5 anno di medicina, decisi di prendermi una pausa. Comprai la rivista Panorama dove c’era un inserto dedicato ai personal computer. Fin dal liceo avevo la passione per l’elettronica e possedere un computer era da sempre il mio sogno. Lessi li, per la prima volta di Apple II, il computer storico. Pensai “lo devo avere”, mi informai ma in Italia era introvabile. Ripiegai sul Commodore Vic 20, feci una colletta tra i parenti e lo comprai. Passai i mesi successivi a preparare gli esami dell’ultimo anno di medicina, gli esperimenti per la tesi e la notte per imparare ad usare il computer. Il mancato acquisto dell’apple mi ha condotto su un percorso che dopo la laurea mi ha portato a fare il consulente per l’IBM e quindi imparare ad usare il DOS microsoft e quindi windows. Negli anni ho usato computer windows finché la lentezza estenuante di windows vista mi ha fatto ricordare l’esistenza di un’alternativa. Mi ricordo nel 1995 quando uscì il primo windows, apple comprò una pagina dei giornali scrivendo windows95 – Macintosh 86.

ho dunque acquistato il macbookpro e ho cominciato a risparmiare tempo di lavoro, tutto funzionava, era veloce, qualche comando diverso da Windows ma complessivamente molto meglio. Ho resistito a compare l’Iphone ma poi l’ho comprato, resistito all’IPAD ma poi ho comprato l’IPAD2. Effettivamente quando si entra nel mondo apple si viene catturato da un rapporto funzionale con l’elettronica.

Ultimamente ho montato il nuovo sistema operativo Lion e mi sono reso conto che Steve Job era malato, per la prima volta ho visto il sistema rallentare, comparire la clessidra attesa che l’applicazione torni a funzionare, Jobs in salute non l’avrebbe mai fatto uscire. Infatti, come leggo questi giorni nella sua biografia, Jobs era talmente ossessivo che non accettava niente che non fosse perfetto. L’antenna dell’Iphone4 che funzionava male ha prodotto il licenziamento del responsabile, il primo Macintosh usci con 5 mesi di ritardo perché il prodotto che stava uscendo non era perfetto.

Una contraddizione lo stile di vita orientale e l’ossessività del prodotto, forse la follia di cui parla nel celebre discorso. Dalla biografia emerge qualcosa che però a a che fare con lo stile di management incentrato sul prodotto e non sulla produzione il tutto realizzato con continue riunioni e riassestamenti del progetto industriale. Indubbiamente, mi è suonato familiare questo stile, mutatis mutandis, può essere paragonato al management innovativo della medicina moderna. In questa visione l’obiettivo della sanità non è più quello di produrre prestazioni ma di focalizzare l’attenzione nel migliorare la salute del paziente (prodotto). Inoltre questo non può che essere realizzato con un lavoro di team ossessivo mirato ad ottenere continuamente la miglior strategia nel curare la persona malata.

Una cosa un po’ sconosciuta è quindi lo stile di management di Steve Jobs, possiamo dire che nella nostra quotidianità non ci aiuta con gli apparecchi che ha creato ma anche con una visione gestionale che possiamo usare nel nostro lavoro quotidiano di sanitari.

 

 

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