La disinformazione sulla morte cerebrale mette a rischio la donazione degli organi

Il recente caso di Jahi McMath, la quale è stata dichiarata in morte cerebrale anche se il suo cuore batte ancora. Un nuovo caso Terri Schiavo negli Usa commentano i giornalisti

La madre della giovane ragazza non ha voluto sospendere la ventilazione artificiale come si fa in questi casi per permettere la donazione degli organi. Si può comprendere l’angoscia di una madre di fronte alla morte della propria figlia ma è più difficile giustificare i commenti dei giornalisti che fanno confusione con la morte cerebrale.

Purtroppo si continua a confondere la condizione di stato vegetativo con la morte cerebrale. In quest’ultimo caso la corteccia cerebrale smette di funzionare in modo “irreversibile”. Il soggetto viene mantenuto in vita con il supporto respiratorio artificiale. Per questo motivo, in questa condizione è possibile donare organi e salvare/migliorare la vita di diverse persone.

La condizione di stato vegetativo è, invece, una condizione di ” coma ad occhi aperti” dove non ci sono segni di contatto con l’ambiente pur essendo possibili movimenti e percezioni. In questo caso la corteccia funziona, seppur in modo alterato. Dallo stato vegetativo si può migliorare, questa condizione è spesso il momento di passaggio dal coma al cosiddetto “risveglio”. L’errata informazione che i giornalisti continuano a fornire è tanto più grave in quanto scoraggia la donazione degli organi instillando nei lettori l’idea che dalla morte cerebrale si può “resuscitare”.

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